L’entomopassione

Non è possibile indicare un momento preciso in cui è nata la mia passione per gli insetti. Sicuramente ero un bambino piccolo: parafrasando Durrell nasciamo tutti naturalisti, il fatto che lo rimaniamo da adulti dipende da chi abbiamo incontrato sulla nostra strada. Se non riesco a ricordare un momento preciso, non è difficile, scavando nei ricordi oramai lontani, associare la mia passione a tre animali che sicuramente hanno scatenato in me se non la passione almeno la curiosità.
Il primo è il “banalissimo” grillo campestre. Nell’epoca dei soldatini, non c’erano molti divertimenti (anche se quelli che c’erano erano sicuramente più reali di quelli di molti ragazzi di oggi). Noi ci si divertiva infilando fili d’erba dentro la tana dei grilli per farli uscire. Una volta fuori il gioco non era finito, bisognava prenderli con le mani senza farsi “mordere”. Ai tempi dell’università ho ripreso questo gioco provando a mettere qualche grillo nelle camere altrui con l’intento di tenere svegli gli occupanti: purtroppo non ha funzionato.
Il secondo animale che fa parte del mio immaginario di bambino è il maggiolino. Dove abitavo c’era un grande prato che ho scoperto l’anno scorso essere stato inghiottito dal cemento. Il prato era il punto di ritrovo di noi ragazzi e a maggio per un breve periodo si riempiva letteralmente di questi insetti tanto da sentire nitido il loro ronzio. Non ho più visto sfarfallamenti così impressionanti: non so se è cambiato l’ambiente, l’osservatore o tutti e due.
Il terzo insetto magico della mia infanzia è quello che nel dialetto veneto chiamiamo il “bao della patata”, ossia
Leptinotarsa decemlineata. Questo insetto danneggiava seriamente le patate nell’orto di mio papà che mi assoldava (“tu che ci vedi bene”) per cercare le uova sotto le foglie. Devo dire che probabilmente è stato proprio questo insetto dannoso ad avermi aperto le porte di un mondo incredibile. Infatti, ad un certo punto, mosso dalla curiosità o dal rimorso, ho deciso di tenere le uova in una scatola. Probabilmente mio papà non ha mai condiviso questa decisione visto che poi qualcosa dovevo pur dare da mangiare agli insetti. Seguire da bambino la metamorfosi di questi animali da larve rosse con macchie nere a insetti adulti gialli con strisce nere è stato emozionante. E’ proprio vero che come dice Wilson non serve per scoprire il mondo affascinante degli insetti andare in posti lontani, è sufficiente aprire gli occhi, guardarsi intorno, avere il coraggio di cambiare punto di vista e un modo nuovo si apre davanti a noi.
Vivere in un posto decentrato ha i suoi pregi e i suoi difetti. Dove io vivo ed ho vissuto da ragazzo, per immergersi nella natura è sufficiente fare un passo fuori dalla porta. Non è raro che durante le cene d’estate sotto il portico io sparisca all’improvviso per inseguire un cervo volante passato nel prato di fronte, poterlo toccare e rilasciare è un’altra di quelle esperienze a cui non resisto. Purtroppo, vivendo in un posto decentrato ho sentito per molto tempo la mancanza di qualcuno che potesse indirizzare il mio interesse in modo proficuo.
È stato solo con gli anni dell’Università che ho potuto avvicinarmi in modo serio allo studio degli insetti. Come dimenticare le lezioni di entomologia di Sandro Minelli: una fonte inesauribile allora come adesso di idee, stimoli, progetti. In certi momenti sentendolo parlare mi immaginavo che potesse aprile le elitre per prendere il volo.

Solo da laureato ho conosciuto quell’altro mondo incredibile che è quello dei Musei di Storia Naturale. Qui si mi ricordo bene la mia prima volta: era il 1992 e sono andato a conoscere Mauro Daccordi al Museo di Storia Naturale di Verona. Personalmente ho trovato i Musei posti meno formali, direi goderecci, rispetto all’ambiente universitario. Mi avevano consigliato di incontrare Daccordi se volevo andare avanti con lo studio dei Sirfidi; mi ero un po' impiantato perché, neolaureato e in cerca di lavoro, non avevo grandi disponibilità economiche e quindi spesso fotocopiavo il materiale di cui avevo bisogno. Un libro però non mi era stato concesso (beghe tra professori in cui ahimè vanno di mezzo gli studenti). Mi chiedevo quindi se proseguire nello studio di questi insetti che mi affascinavano e con questo spirito ero arrivato a Verona. Mauro mi accolse nel suo studio e le sue prime parole furono “se vuoi andare avanti con i Sirfidi devi avere questo libro, te l’ho già preparato”.
Penso che i musei dovrebbero essere questo: una porta che ti permette, quando sei ancora agli inizi, di accedere a conoscenze già consolidate, indipendentemente che tu sia un grande studioso oppure un semplice appassionato.
Un’altra esperienza di cui ho potuto godere poco sono le spedizioni entomologiche in paesi tropicali. Anche li mi ricordo bene la prima volta: io e Maurizio Paoletti a Puerto Ayacucho a incontrare indios e cercare insetti. La foresta amazzonica è un’esperienza unica e incredibile; a prima vista ti sembra tutto uguale, ma poi se fai attenzione cominci a vedere animali incredibili e mai due volte la stessa cosa. Pazzesco.
Di quel viaggio ho ancora in collezione un’enorme
Pepsis, vespa che va a caccia di grandi tarantole. Portarla a casa è stata una vera avventura. Dopo averla catturata, alla sera, mossi dalla curiosità, abbiamo aperto il barattolo per controllare e maneggiare l’insetto raccolto. Potete immaginare lo stupore nello scoprire, la mattina successiva, che la vespa era solo anestetizzata. Se si fosse ripresa mentre la maneggiavamo forse oggi uno dei due non sarebbe qui. Anche all’aeroporto non è stato facile rientrare. Nel controllo del bagaglio a mano (siamo prima del 2001) mi chiedono cosa porto nei barattoli e gli dico una delle due parole che avevo imparato, “insectos”, e loro mi dicono che non posso portare insetti fuori dal Venezuela e mi chiedono che tipo di insetti ed io dico la seconda parola che avevo imparato,“pequeño”, per fortuna non hanno deciso di controllare.
Cosa mi ha portato quindi a dedicare una parte consistente della mia vita allo studio di questi animali? Tanta curiosità e tante persone appassionate.
Daniele Sommaggio, maggio 2020