Naturalisti si nasce

Naturalisti si nasce, poi con il tempo si matura l’interesse, si sviluppano le conoscenze, ci si specializza ad alcune branche delle scienze naturali come la zoologia, la botanica, si acquisisce un metodo scientifico e, se si ha la fortuna di farne un vero e proprio lavoro nell’età adulta, la gran parte dell’attività diventa metodo, organizzazione, programmazione, risultati delle ricerche.
Tuttavia la prima scintilla di quello che diventerà un naturalista scocca nei primi anni di vita, come è successo a me che da bambino raccoglievo animali, disegnavo animali, giocavo ad essere animale.
Mio padre si è rassegnato a credere che continuassi a “giocare” a fare il naturalista solo quando ormai avevo trent’anni e fui assunto come conservatore di zoologia al Museo di Storia Naturale di Ferrara.
Prima di quella data il mio percorso è stato quello classico di ogni naturalista che si rispetti. Prima dell’iscrizione all’Università di Parma avevo già percorso alcune esperienze leggendo alcuni classici della letteratura naturalistica divulgativa come “L’Anello di Re Salomone” di Konrad Lorenz e i saggi di etologia di Dànilo Mainardi, i libri e le guide di zoologia e botanica. Mi ero cimentato a raccogliere il mio primo erbario e all’allevamento di animali per osservarne la vita, il comportamento, lo sviluppo.

Ho ancora viva nella memoria la grande soddisfazione nell’osservare negli acquari che avevo istallato il comportamento riproduttivo degli spinarelli, gli splendidi colori dei tritoni crestati durante il periodo della riproduzione o, ancora, la caccia ai piccoli vermi nel fondo dell’acquario delle larve delle libellule.
Arrivai anche ad allevare e “imprintare” nidiacei di taccole, upupe, gazze che poi liberavo in campagna. Dopo questo spontaneo “tirocinio” giovanile arrivai all’Università di Parma dove mi iscrissi al corso di Laurea in Scienze naturali. Lì cominciai ad acquisire il metodo scientifico e finalmente potei seguire le lezioni di zoologia dove capii seriamente che quella era la mia vera strada da seguire. Il mio primo lavoro fu il censimento degli anfibi appenninici della nostra regione.
A quei tempi non si sapeva granché su questa fauna e cominciai ad organizzare il progetto a livello regionale dell’atlante degli Anfibi e Rettili dell’Emilia Romagna costituendo una banca dati che fu la prima a livello nazionale. Sono state esperienze importanti che mi hanno portato ad approfondire studi di biogeografia, ecologia e tassonomia zoologica e a riflettere approfonditamente l’impianto teorico del concetto di evoluzione delle specie di Charles Darwin.
Dopo diverse esperienze professionali in qualità di naturalista, nel 1990 vinsi il concorso per il ruolo di Conservatore di Zoologia al Museo di Ferrara, del quale oggi sono il responsabile.

Da quell’anno, assieme ai colleghi, agli studenti universitari che ho seguito per le loro tesi, ai collaboratori del Museo, abbiamo svolto molteplici attività. Nel campo della ricerca abbiamo collaborato con diverse università ed enti di ricerca e pubblici come la regione Emilia Romagna e il Parco Regionale del Delta del Po per studi e la conservazione della fauna; in quello della museologia abbiamo realizzato mostre tematiche e incrementato il patrimonio delle collezioni; nel campo dell’educazione organizzato cicli di conferenze (Darwin Day), seminari e attività didattiche per le scuole e la cittadinanza.
Ho partecipato anche a diverse spedizioni di studio in giro per il mondo, fra le quali quella nelle foreste tropicali montane delle Ande in Perù dove ho scoperto e descritto una specie di rana nuova per la scienza che, assieme ai colleghi, abbiamo chiamato
Pristimantis leucorrhinus.
Stefano Mazzotti, giugno 2020