MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE
Ferrara - Italy

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La nostra storia
Elia RossiIl museo naturalistico moderno nasce nell'età dei lumi, quando si avverte per le prima volta l'esigenza di scoprire, classificare e inventariare l'infinita varietà di manifestazioni materiali del mondo fisico e biologico. Sorgono così grandi collezioni di storia naturale a Parigi, Londra, Vienna, Berlino e si riorganizzano quelle già esistenti (in Italia e nei Paesi Bassi soprattutto le collezioni di "naturalia", cioè di oggetti naturali, erano già numerose nel XVII secolo) secondo i principi delle nuove scienze della Natura.Enea Cavalieri Per tutto l'Ottocento i musei di storia naturale incrementano enormemente le loro collezioni, anche sulla spinta dei grandi viaggi di esplorazione che hanno accompagnato il consolidarsi dell'egemonia economica e politica delle potenze europee in tutti i continenti.

La nascita del Museo di Storia Naturale di Ferrara

Nel 1862, presso l'Università di Ferrara, allora appartenente all'Amministrazione Comunale, venne istituita una cattedra di Storia Naturale e venne stabilito che i suoi insegnamenti dovevano avvalersi di un museo appositamente concepito. Il nucleo attorno al quale il nuovo museo si sarebbe sviluppato era a quel tempo molto modesto, consistendo nella collezione di minerali donata attorno alla metà del '700 dal Canonico Antonio Marescotti al preesistente Museo Civico e in alcuni esemplari zoologici di provenienza africana inviati attorno al 1850 dal medico Elia Rossi, residente in Egitto.
Le collezioni erano affidate in quel tempo alle cure di Giuseppe Antonelli, custode del Museo Civico dal 1825. Egli compilò diligentemente un inventario, che riporta un totale di 3222 esemplari mineralogici, di cui 535 donati dallo stesso Antonelli, e di soli 70 esemplari zoologici, più 12 cassette di insetti.
Il Consiglio Comunale, nel 1864, decise di affidare la direzione del nuovo museo, assieme alla cattedra di Storia Naturale, a Galdino Gardini, già insegnante presso il Regio Liceo e nelle Scuole Tecniche di Ferrara: il 26 maggio del 1872, il Museo di Storia Naturale di Ferrara veniva solennemente inaugurato nei locali dell'ex Convento delle Martiri di Via Roversella. Il Museo ne occupava tre sale, con una dotazione di materiali tanto incrementata da poter documentare tutti i principali aspetti delle scienze naturali, e che sarebbe continuamente cresciuta nei vent'anni successivi.
Gardini curò assiduamente i rapporti con i vari donatori e benefattori (Elia Rossi, Angelo Castelbolognesi, Enea Cavalieri, Angelo Fiorini, Angelo Conti), e il Museo poté aumentare enormemente il proprio patrimonio; sotto la sua direzione collezioni del Museo crebbero fino a contare più di 74.000 esemplari di zoologia, mineralogia, geologia, paleontologia ed etnografia.

Decadenza e rinascita

Galdino GardiniDopo il pensionamento del Gardini, nel 1892, il Museo fu chiuso al pubblico, ufficialmente per provvedere ad un secondo inventario generale. Intanto nel 1923, con la riforma Gentile, la Civica Università diveniva statale, mentre il Museo restava sotto l'egida del Comune. Nel 1937, le collezioni, già in parte smembrate, vennero riunite e trasferite in una centralissima nuova sede, dove si trova ancora oggi, facente parte di una sorta di "foro della cultura" fortemente voluta dall'amministrazione fascista per rispondere alle proprie esigenze di prestigio.

Solo nell'immediato dopoguerra, quando l'incarico di direzione fu affidato a Mario Francesco Canella, docente universitario di Zoologia e Anatomia comparata, il Museo riacquistò vitalità. Canella, nato a Venezia nel 1898, si formò da autodidatta, interessandosi avidamente di diverse discipline. Dotato di forte temperamento e grande volontà, ancora giovanissimo si imbarcò come mozzo su navi mercantili che lo portarono nei luoghi più lontani del pianeta. Dedicatosi allo studio, arrivò a conquistare tutte le tappe della carriera universitaria fino ad ottenere, nell’immediato dopoguerra, la cattedra di Zoologia ed Anatomia Comparata. Scrisse moltissime pubblicazioni di antropologia, genetica, embriologia ed idrobiologia, specializzandosi nello studio dei Protozoi infusori. Trovò un Museo in cui materiali erano profondamente degradati ma, anziché seguire i consigli di alcuni colleghi che gli suggerivano di disfarsi di tanto materiale considerato ormai irrecuperabile, si applicò in una paziente e tenace opera di restauro. Le sue vedute nel campo della didattica lo portarono a concepire per il Museo un ordinamento sobrio ma efficace, improntato ai criteri di classificazione naturale. Fece costruire appositamente i nuovi espositori, recuperò pazientemente tutti i pezzi anneriti e mortificati dalla patina del tempo, li integrò con acquisti mirati di nuovi esemplari e di modelli, taluni di grande impatto come il calco di Plesiosauro e del cranio di Tirannosauro; e non trascurò di arricchire il percorso con fotografie, disegni e diagrammi.


Mario F. Canella
Il "nuovo" Museo fu inaugurato nel 1952 e Mario Francesco Canella ne resse le sorti fino al 1978: l'attuale allestimento in parte è ancora quello da lui ideato e realizzato. Una dettagliata biografia di questo eccezionale personaggio è disponibile nell'articolo Ricordo di Mario Francesco Canella (1898-1982), di Luigi Boscolo.

Nel percorso espositivo, ristrutturato nel 1999, è ancora presente una sezione dedicata al museo canelliano, al fine di tramandare l'esempio di una identità tenacemente voluta dal suo ideatore.


Gli anni recenti

Fausto PesariniFausto Pesarini, naturalista e biologo specializzato in entomologia, ha diretto il museo fino al 2012. Da quando è stato nominato direttore nel 1982, è iniziato il processo di rinnovamento delle strutture e delle funzioni del museo ed è attualmente in corso. Nel 1987 il museo ha inaugurato una propria stazione ecologica che svolge attività di ricerca scientifica sul territorio e ne riporta i risultati scientifici nelle "Note della stazione ecologica", che è al suo 13° numero. Dopo una prima fase in cui gran parte dei lavori è stata appaltata, dal 1990 un biologo dirige le attività ei rapporti della stazione. Nel 1990 è stato nominato il curatore zoologico dei vertebrati e nel 1996 è stato assunto il curatore per la geopaleontologia per affiancarlo. Sono seguiti anni di approfondite ricerche che hanno portato all'organizzazione della sezione didattica con l'obiettivo di aiutare le scuole. La gestione diretta della sezione didattica si è rivelata troppo onerosa, per cui oggi queste attività sono dirette da ditte esterne specializzate in questo settore. Il 1999 è stato un anno importante per il museo in quanto è stata inaugurata la nuova mostra "ambiente terra" incentrata sull'evoluzione e l'interpretazione dell'ambiente. È stato ideato e realizzato dallo staff scientifico del museo secondo criteri innovativi per un museo. Inoltre, il sito Internet ufficiale è stato realizzato dal personale interno e diretto interamente dal Ricercatore della stazione ecologica. La seconda rivista chiamata "gli Annali" è stata lanciata ufficialmente con articoli di zoologia e geopaleontologia. Nello stesso anno, infine, è iniziata una serie di corsi specialistici sul riconoscimento tassonomico degli invertebrati. Sono stati sostenuti dall'Assessorato all'Ambiente e alla Tutela del Territorio, dalla Società Italiana di Ecologia e dalla Società Italiana di Entomologia; erano indirizzate agli abbonati universitari e post-universitari. Da allora l'importanza del museo è cresciuta di pari passo con lo sviluppo di altre importanti iniziative sia nella ricerca che nell'editoria. Le attività del museo continuano ad espandersi per attrarre nuovi abbonati attraverso iniziative specificamente rivolte agli adulti. Sono in aumento gli sforzi di collaborazione con altre importanti istituzioni (Università, parchi regionali) nel campo della natura e della scienza nella regione Emilia-Romagna.

Attualmente il Museo è diretto da Stefano Mazzotti, che tuttora gestisce anche le collezioni di zoologia dei vertebrati.


 

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